Fabio Inverni è nato a Firenze il 19 Marzo del 1968. Vive e lavora a Poggio a Caiano. Figlio di Francesco Inverni, pittore e insegnante di Ornato e Figura presso il Liceo Artistico di Firenze fino al 1991. Grazie al padre, Fabio Inverni sviluppa un’innata passione per la pittura da autodidatta.
Durante la sua infanzia, frequenta gallerie, circoli d’arte e accompagna il padre nella visita di varie mostre importanti, tra cui la Biennale di Venezia del 1978. Nonostante viva l’arte, in senso “intimo familiare” si avvicinerà più tardi alla pittura. Frequenta l’Istituto Tecnico Industriale “T. Buzzi” a Prato e si diploma nel 1988. Nel 1989 si trasferisce a Roma e lavora presso la “Faro Disegni” come designer di tessuti. Vi rimane fino al 1991, anno che caratterizzerà definitivamente la sua vita. Suo padre muore precocemente. Con questa amara realtà, Inverni decide di avvicinarsi alla pittura. Influenzato dai dipinti del padre i suoi primi lavori nascono da un interpretazione personale delle “scene di genere” inserite in un contesto del tutto onirico e non finito. Nel 1992 frequenta gli artisti della storica “Saletta Ambra” di Poggio a Caiano, e vi realizza nello stesso anno la sua prima mostra personale curata da Stefania Laurenti. Le sue nature morte e i suoi paesaggi emergono dalla tela con la “materia” di cui sono fatti e la luce è crepuscolare e diafana, tutto è malinconico ed i contorni degli oggetti vengono sgretolati come un ricordo. Tutto il primo periodo di Inverni è proiettato verso la malinconia e il ricordo.
Il 1995 è l’anno che segna l’inizio della sua carriera Americana. Grazie al pittore italo-americano Benini si reca per due mesi negli Stati Uniti dove lavora a diverse opere commisionategli da alcuni collezionisti d’arte ad Hot Spring (Arkansas) e realizza diverse personali: presso la galleria “ Herr Chambliss Fine Art Gallery” a Shreve Port (Louisiana) nella galleria “Casa d’Arte Gallery” (1997). Nel 1998 è presente alla fiera “ Europ’Art” di Ginevra e sempre nello stesso anno organizza una personale alla galleria “ Arte Renaca” a Viña del Mar (Cile). Nel 2003 oltre a viarie personali fatte in Italia, è invitato ad esporre, insieme a sei artisti Italiani al “ Grace Museum” ad Abilene (Texas) ed organizza una personale alla “ Leonard Fine Art Gallery” di Hot Spring (Arkansas) dove gli viene conferita l’onoreficienza di Ambasciatore dell’Arkansas. Nello stesso anno è presente anche in Belgio a Knokke presso la galleria “ D’Haudrecy Art Gallery”.
Nel 1999 è di nuovo negli Stati Uniti a Hot Spring presso la Galleria “ Talbot Engman” (Arkansas) e a Shreve Port (Louisiana) alla galleria “Casa d’Arte Gallery”; sempre nel 1999 è anche a Madrid alla Galleria “ Nuevo Grial”. Nel 2001 realizza una personale alla galleria “ La Cima Club Gallery” a Irvine (Texas) e in Nord Carolina – Raleigh – alla galleria “ Fabio’s”, ed è presente a una collettiva importante per il gemellaggio Poggio a Caiano – Charlottesville, che inizia alle “Scuderie Medicee” a Poggio a Caiano e si conclude nel 2002 al “ McGuffey Art Center” a Charlottesville (Virginia). La sua esperienza Americana continua a San Francisco presso la “Exotic Fine Art Gallery” ed alla Benini Foundation, Johnson City (Texas).
Il 2004 è un anno di svolta per Inverni, la sperimentazione artistica oltre al paesaggio e alle nature morte si sposta, pur rispettando i suoi canoni identificativi, verso l’iperrealismo. La malinconia si fa spazio nella maturazione artistica di Inverni e le suo opere diventano più eloquenti adesso parla, non più per evocare un ricordo, ma alle emozioni del singolo spettatore, che dentro il silenzio di questi quadri ritrova un significato intimistico. La “non parola” che ci viene trasmessa dalla “precarietà” di questi fogli dipinti, ha in sé la precarietà dell’uomo, della società che si chiude a volte in un mondo infantile per ritrovare nel disordine un po’ di quell’ingenuità persa, fino ad arrivare all’esorcizzazione di carte a noi comuni usate o semplicemente abbandonate, corrose e indurite dal tempo, simbolo forse dell’uomo abbandonato a se stesso.
Nel 2005 è presente ad una personale nel castello di Santa Margherita Ligure e nel 2006 è invitato alle “Terza Biennale Nazionale d’Arte Sacra Contemporanea” a Pistoia curata dal critico Giampaolo Trotta e partecipa per la prima volta alla Fiera di Verona “ Art Verona”. Nel 2007 espone a Boca Raton (Florida) con la galleria MOdenarte. Dal 2007 al 2010 è presente in molte fiere nazionali ed estere: Macef (Milan), Fiera Arte Padova (Padova), Art Verona (Verona), N.Y. expo (New York), Fiera di Düsseldorf (Germania)ed in importanti collettive nazionali tra cui: Il Museo d’Arte Contemporanea di Monreale (Palermo), la Rocca di Cento (Cento- Ferrara), il museo d’Arte Contemporanea L.U.C.C.A (Lucca), il Cassero Medievale a Prato; proprio nel 2010 inizia un progetto, concluso nel 2011, con la galleria Famiglia Margini chiamato Terzo Rinascimento che lo porta ad esporre con altri artisti n importanti palazzi pubblici tra cui: il Palazzo Ducale di Urbino e la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Aci Castello (Catania) e che si conclude a Milano presso la sede della galleria stessa. Nel 2010 Inverni viene selezionato insieme ad altri artisti per la realizzazione di una collettiva pubblica “itinerante” chiamata 50 pittori 50 cantanti che è stata presente: al Palagio di parte Guelfa a Firenze e a Palazzo Cardi a Cortona (Arezzo) che si è conclusa nel 2011, sempre nel 2011 è selezionato tra gli artisti Italiani alla 54. Biennale di Venezia conclusasi a Torino al “ Palazzo delle Esposizioni”Nel 2013 per i venti anni della sua carriera viene invitato ad esporre le sue opere a Hot Spring culla della prima esperienza Americana e sempre nel 2013 a San Francisco partecipa a delle collettive in varie gallerie. Nel 2015 fa parte della collettiva “Vitamine” (Archivio Carlo Palli) inaugurata a Firenze al Museo Del Novecento (catalogo edizioni Polistampa) Le sue opere sono in importanti collezioni pubbliche e private.
Foto di Tiberio Zucchini
“lo studio era invaso dall’odore intenso delle rose […] producevano quasi un trasparente effetto giapponese e facevano pensare a quei pittori di Tokyo […] Nel centro della camera […] sul cavalletto verticale […] era seduto l’artista[…]”
Oscar Wilde “Il ritratto di Dorian Gray”